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I dischi di Coez secondo Coez

I dischi di Coez secondo Coez

Non spoileriamo nulla, ci limitiamo a riportare qui i titoli in ordine cronologico:
"Figlio di nessuno" del 2009, "Non erano fiori" del 2013, "Niente che non va" del 2015, "Faccio un casino" del 2017 e "È sempre bello" del 2019. Il rapper romano ha deciso di classificare i suoi dischi, stilando una sua classifica personale che tiene conto solamente i suoi album come solista - ma la sua discografia comprende anche il mixtape "Fenomeno" (2011) e gli Ep "Senza mani" (2012) e "From the rooftop" (2016), oltre ai dischi pubblicati con il suo primo gruppo, i Circolo Vizioso, e con la crew dei Brokenspeakers.
Curiosi di scoprire qual è il disco migliore di Coez secondo Coez (perdonate il gioco di parole)? 

Partiamo dalla quinta posizione. All'ultimo posto c'è "Figlio di nessuno", il suo primo album solista. Era il 2009 e Coez, che prima con i Circolo Vizioso e poi con i Brokenspeakers era riuscito a conquistare la stima dei seguaci della scena hip hop capitolina, pubblicava per l'etichetta indipendente La Suite Records una raccolta di pezzi tutti incentrati sulla sua storia e sui suoi drammi personali. "Chiaramente 'Figlio di nessuno' è un missile terra aria. È ultimo solo perché gli altri so delle bombe atomiche", chiarisce lui.

Al quarto posto Coez ha messo "Niente che non va", l'album del 2015, il secondo pubblicato per Carosello Records dopo la svolta "cantautorale" di "Non erano fiori" del 2013, contenente canzoni diventate dei veri e propri cavalli di battaglia del rapper, come "Jet" e "Le parole più grandi" (recentemente certificata Disco d'oro). Una curiosità: di quest'ultima esiste anche una cover appena accennata cantata da Calcutta in una data del tour nei club legato a "Mainstream", nel 2016. Poche settimane prima Coez aveva inciso per il suo progetto "From the rooftop" una cover acustica della sua "Cosa mi manchi a fare".

Tornando alla classifica al terzo posto ... c'è "Faccio un casino", il disco del 2017 che ha permesso a Coez di conquistare il successo "mainstream", su larga scala, e di imporsi nelle classifiche di vendita. Parlano i tanti Dischi d'oro e di platino appesi alle pareti alla fine dell'anno e gli oltre 80 milioni di visualizzazioni del video ufficiale di "La musica non c'è" su YouTube. Disco di platino per l'album, quattro Dischi di platino per il singolo "La musica non c’è", due Dischi di platino per il singolo "Faccio un casino", un Disco di platino per "E yo mamma", un Disco d’oro per "Occhiali scuri", "Delusa da me", "Parquet", "Taciturnal" e "Ciao". Da figlio di nessuno a golden boy del rap italiano. E pensare che voleva fare solo un po' di casino...

 
Al secondo posto, l'album della svolta: "Non erano fiori". Primo frutto del contratto discografico firmato da Coez con Carosello, il disco, prodotto da Riccardo Sinigallia (già eminenza grigia della seconda scuola di cantautori romani), ha permesso a Coez di farsi largo nella scena cantautorale della Capitale, pur mantenendo le sue radici hip hop. Basti ascoltare "Ali sporche", la canzone che ha dato inizio a tutto.
 
 
E così, al primo posto, c'è proprio "È sempre bello", l'album uscito lo scorso marzo che ha permesso a Coez di conquistare per la prima volta in dieci anni di carriera il primo posto della classifica. Con questo disco, frutto della rinnovata collaborazione con Niccolò Contessa, già mente dei Cani e già al suo fianco per parte di "Faccio un casino", il rapper ha fatto pace con il suo passato e inaugurato un nuovo capitolo della sua carriera. Dopo aver giocato con "Faccio un casino" a esagerare i due poli opposti, il rapper e il cantautore, in "È sempre bello" Coez ha provato a unirli di nuovo, portando tutto a un livello superiore, una dimensione in cui le due identità si sovrappongono e i muri che fino a poco fa separavano il rap e la canzone scompaiono.
 
 
FONTE: www.rockol.it

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