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Ligabue, "30 anni in un giorno": la recensione

Ligabue, "30 anni in un giorno": la recensione

Una canzone. “30 anni in un giorno”. E poi un evento, il concerto di Campovolo del 2022, per celebrare 30 anni di avventura nella musica. E ancora un film, che tiene insieme l’una e le altre due cose, storia, concerto, e non tanto la canzone, che alla fine nel film neanche c’è. Ma è dalla canzone che è giusto partire per raccontare il film, realizzato da Marco Salom e presentato ieri sera al cinema Barberini di Roma. Perché il brano, evocato dal titolo, già raccontava nel 1995 molte cose di Ligabue e della sua poetica, quasi come se, concedeteci l’esagerazione, ventisette anni fa Luciano avesse già previsto tutto questo, dati cause e pretesto. Forse non le ‘attuali conclusioni’, perché l’evento del 2 giugno scorso, che già di per se sarebbe stato ‘leggendario’ per chi ama Ligabue e le sue canzoni, sarebbe dovuto andare in scena prima e senza le complicazioni create dal Covid-19. Invece i 30 anni evocati dal titolo alla fine sono diventati 32 e la pausa forzata dei concerti, ha portato a quasi tre anni di stop all’attività di uno come lui, che vive l’essere “fuori e dentro al palco” come primaria condizione esistenziale. Tutto questo ha portato a far si che il concerto meritasse non solo un film, ma una narrazione, quella che Salom ha messo in piedi per provare davvero a raccontare in qualche maniera quello che può essere in una canzone ma non nella realtà, ovvero 30 anni in un giorno. Missione impossibile dunque non avendo a disposizione un vero e proprio documentario, ma un concerto, con i suoi annessi e connessi. E per risolverne l’impossibilità il regista ha giustamente pensato di fare qualcosa di diverso. Non è un film concerto, dunque, di canzoni ce ne sono tante, ovviamente tutte dal vivo e tutte dal concerto di Campovolo che è il cuore del racconto, ma nessuna viene mai ascoltata per intero, ma la musica, le canzoni, sono più lo ‘sfondo’ necessario e inevitabile per mettere insieme i tasselli di un vero e proprio puzzle, che pian piano si compone fino ad arrivare a dare un’immagine completa di Luciano, della sua vita, delle sue opere, della sua storia. 30 anni in un giorno, insomma. Così come nella canzone si invitava tutti a un viaggio nel tempo per tornare ai momenti essenziali della propria esistenza, nel film Salom prova a ricomporre in due ore non tanto la storia umana, personale, singola, di Luciano, quanto la storia di un altro ragazzo, nato 32 anni fa (anzi 35 per essere esatti, come sottolinea il fratello Marco nel film, data esatta partendo dal primo concerto e non dal primo album), che ha scoperto chi era quando ha imbracciato per la prima volta una chitarra su un palco. 

 

FONTE: www.Rockol.it

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